L’avvento dell’intelligenza artificiale ha generato una serie di trasformazioni nel panorama lavorativo e siamo ancora solo agli inizi. La prima conseguenza evidente è l’obsolescenza di alcune mansioni.
Volevo confrontarmi con voi, una volta di più, focalizzandomi su quello che è il mio mondo e l’etica in ciò che sta accadendo da quando è stata sdoganata l’AI nel digital.
Scrive Marco Bentivogli, esperto di politiche di innovazione industriale e del lavoro su “Il Foglio”.
L’intelligenza artificiale ruba i lavori? Sì, tutte le innovazioni cancellano mansioni e competenze, ma ne richiedono di nuove (spesso in numero superiore). La grande trasformazione del lavoro evidenzierà in quale lavoro siamo in realtà inutili, e svilupperà quello in cui, al contrario, siamo realmente indispensabili. In fondo il lavoro è un’esperienza della condizione umana che deve avere un senso.
Difendiamo il lavoro in cui siamo inutili, o facciamo crescere il lavoro dignitoso, che ci fa crescere?
Era il 2020 e io leggevo “Contrordine compagni”, scritto sempre da Marco, che già illustrava quanto le AI avessero già fatto per noi e, con lungimiranza, pensava al lavoro del futuro. Ed era già palese che mansioni che io conosco bene, in parte sono anche le mie, sarebbero state sostituite totalmente dalle AI.
Siamo nel 2023, da qualche mese conosciamo ChatGPT, lo usiamo spesso in maniera acefala (lo so, infastidisce quando parlo così, eppure tutto il giorno tocca sguazzare nella mediocrità, manco il bene di verificare se ci ha azzeccato), pensiamo a tempo=risparmio soldi e, ancora, non ci stiamo interrogando su:
- formazione nostra e di chi ci è accanto sulle potenzialità delle AI;
- educazione della nostra “domanda” che è già nel loop “uso ChatGPT e risparmio soldi”;
- nuovi flussi di processo per lavorare con maggior efficacia oltre che efficienza, termini triti e ritriti perché usati come il prezzemolo ma che sono profondamente potenti se applicati.
Tutte azioni che risponderebbero alla domanda di Marco:
Difendiamo il lavoro in cui siamo inutili, o facciamo crescere il lavoro dignitoso, che ci fa crescere?
Certo che le AI “rubano” il lavoro, è di pochi giorni fa la notizia del Bild che dice chiaramente che:
- caporedattore;
- redattore;
- correttore di bozze;
- segreteria;
- photo editing.
Non esisteranno più perché “hanno compiti che possono essere sostituiti dall’intelligenza artificiale o dai processi del mondo digitale“. E così dal 1 gennaio 2024, ci saranno 200 persone in meno a lavorare alla famosa testata tedesca.
Dobbiamo spaventarci? Solo se puntiamo alla mediocrità
A volte, mi trovo a correggere ChatGPT perché sta imparando dalla marea di errori grammaticali e di sintassi che web writer incapaci di scrivere in italiano ci hanno propinato per anni perché abbiamo sempre fatto pagare la quantità e non la qualità ai nostri clienti. I quali nostri clienti hanno accettato miriadi di testi beceri perché “Basta che sia primo su Google“. [Brutto leggerlo nero su bianco eh?]
Ma di sicuro, per ora e sempre meno.
Attualmente, passo tutti i testi su ChatGPT per la correzione, leggo a campione, e saluti a casa. Ho risparmiato 10 minuti a testo, negli ultimi 2 mesi, per cui contando che ne leggo circa 300 mese, ho risparmiato 6,5 giorni.
Ho abbassato i prezzi della strategia content da associare a quella SEO? No.
Ho aumentato le ore di colloquio con il cliente per comprendere al meglio il suo prodotto/servizio, competitor, mercato e tutto il materiale presente in SERP di cui mi devo preoccupare.
Ho aumentato le ore di studio della strategia SEO per renderla più efficiente e per dare, a chi scrive testi da noi, materiale e indicazioni molto più precise e mirate all’ottimizzazione, persuasione, conversione per rendere più efficaci i contenuti.
E, probabilmente, tra qualche mese, riuscirò a trarre ancora beneficio per usare la mia materia grigia e quella del mio staff per fare altro di dignitoso per i nostri clienti.
Se, invece, come continuo a sentire in ogni dove, i 6 giorni vengono sostituiti da “ti costa 30% perché lo fa ChatGPT” perché, sebbene ci siano 23 anni di mercato digital alle spalle, non si è ancora imparato a proteggere il know-how e non l’automazione, come fanno tutti gli altri settori del primario e secondario, allora dovremmo averne proprio tanta di paura.
Attenzione! Mica solo noi del settore terziario eh… La paura dovrebbe essere di chi si affida ai nostri servizi che risparmierà sicuramente ma che, in termini di efficacia ed efficienza, non otterrà nessun tipo di risultato.
Vuol dire aver puntato alla mediocrità. Vuol dire non aver pensato ad investire su cosa è davvero indispensabili di chi si occupa di digital: lo studio, l’esperienza, il problem solving, il pensiero laterale, la creatività. In poche parole la materia grigia.
Ci sono oltre 5.6 miliardi di utenti online da cercare di conquistare per far comprare, perché questo è il mondo in cui viviamo.
Ma come si può pensare di risparmiare perché “fa tutto l’AI“? Come si può pensare di vendere a ribasso, ancora una volta, tutto quello che serve per accogliere a braccia aperte un potenziale cliente che dovremo coccolare affinché compri nuovamente da noi, passi la parola, diventi il nostro Brand Ambassador del cuore?
Nel mio mondo, domanda e offerta si incontrano nella Piazza “Mercato dell’inutile senza dignità” sempre di più, invece che sempre di meno.
Ecco, questo dovrebbe far tanta paura: continuiamo a propinare da ambo le parti inutilità, furbizia, ignoranza e mediocrità ed è garantito che ci saranno tante, tantissime persone che verranno sostituite dalle AI. Le quali AI avranno a capo persone che, invece, hanno preferito portare valore dignitosamente insieme al lucro.