Da quando sono arrivate le Ai sto ricevendo, settimana in settimana, più di un messaggio di copywriter e web writer disperate [non a caso uso il plurale femminile] che sono state contattate dai propri clienti per disdire le commesse perché “i testi che li scrive ChatGpt”.
Secondo le statistiche sulla tecnologia AI, la robotica potrebbe sostituire circa 800 milioni di posti di lavoro, facendo estinguere circa il 30% delle occupazioni. Con questo cambiamento significativo, quasi 400 milioni di persone dovranno adattarsi e cambiare carriera. (Fonte: McKinsey&Company).
Amo le statistiche, la possibilità di ragionarci sopra e la serenità di non vederle sempre del tutto azzeccate ma, di sicuro, un andamento lo tracciano. E ho la convinzione che tra quei 400 milioni di persone che si devono adattare ci siano i web writer come li conosciamo oggi. Affrontiamo la situazione da ambo i lati, quello del professionista e del cliente.
AI e copy: il loro punto di vista
Le colpe di noi copy, mi ci metto anch’io, nonostante la mia personale battaglia con i clienti sul senso di un testo online.
Abbiamo viziato i nostri clienti a testi tristi e scarsi, spesso pagati un tanto al chilo, con persone alle quali non abbiamo dato manco una scheda tecnica per arrabattarsi a capire di che si parlasse. Abbiamo usato Content Factory a niente al chilo, con testi da rimaneggiare perché mancavano le doppie.
Abbiamo valorizzato zero quella che dovrebbe essere la voce per il nostro cliente, forza alzare le mani per dire quanti brief di progetto abbiamo portato a casa con tutto il materiale che ci serviva, quanti sopralluoghi nelle Aziende ci hanno visti partecipi, quante foto e video da paura abbiamo voluto per i nostri clienti.
Abbiamo “dimenticato” di dire ai nostri clienti che se non hanno delle figure interne capaci di esprimere e spiegare, devono pensare a fare il loro lavoro che non è scrivere contenuti. Spero che le AI non mi permettano, un domani, di autoripararmi l’aorta, credo ci sarà sempre un cardiochirurgo accompagnato a una AI. Non io.
AI e cliente: il loro punto di vista
Le colpe del cliente: ma davvero tenete così poco alla vostra voce da darla in pasto a un’intelligenza artificiale che non ha mai messo piede tra i vostri flussi di processo?
Davvero tenete così poco a noi che dobbiamo comprare da voi e vogliamo capire se fate al caso nostro o no, leggendo i vostri contenuti?
Davvero non ci avete visto il vero bene dell’AI, oltre al fatto che, attualmente, lasciare un testo as is da chatGPT è da sconsiderati, perché devono essere rimaneggiati per forza?
Caspita, ma ce ne frega far convertire i nostri siti web? Perché un testo non serve solo per essere primi su Google.
Un testo serve per coccolare le persone con notizie interessanti sulle nostre newsletter (invece di propinarci costantemente sconti e offerte che ne abbiamo piene le scatole). Un testo serve per far conoscere chi c’è dietro al prodotto e servizio, il nostro Brand meraviglia. Certo può essere scritto con ChatGPT, ma ci deve essere una persona che ne valida il contenuto, che crea un gancio di empatia con chi legge, che persuada e parli con la voce del brand.
Smettiamola di dire che sostituiamo un copy con ChatGpt e per i copy smettiamola di essere sostituibili da un’intelligenza artificiale. Perché se da una parte è tristissimo che io non abbia cura del mio contenuto come cliente, è altrettanto triste che il nostro servizio è stato così scarso da essere paragonato a una macchina che impara da quello che c’è online.
Perché allora un web writer deve modificare il suo lavoro?
Perché un web writer dovrebbe modificare il suo lavoro: perché le Intelligenze Artificiali già scrivono i contenuti che vengono riadattati e controllati da web writer che lavorano di meno e guadagnano lo stesso, quindi, dovrebbero marginare di più.
È il segreto di Pulcinella ma è il caso di raccontarlo se vogliamo davvero mantenere un mercato importante e interessante che deve solo adattarsi alle nuove tecnologie e accoglierle a braccia aperte.
Vi presento Copy.ai che qui su LinkedIn esordisce con “Empower your team to write and faster and better” e che sul sito fa ciao ciao con le mani alla pagina bianca per sempre.
- Genera post di alta qualità in pochi minuti
- Crea post social in pochi minuti
- Scrivi email ad alta conversione in pochi minuti
E questo è il motivo tangibile, reale, concreto, presente e futuro per cui, e i miei web writer lo sanno, continuo a dire che bisogna lavorare diversamente se si vuole continuare ad essere remunerati per i contenuti scritti.
Dobbiamo rispondere a cosa possiamo fare noi che l’Intelligenza Artificiale non può fare, dobbiamo imparare ad utilizzarle a nostro favore e non disprezzarle e dobbiamo avere poca paura del cambiamento e pensare a ciò che di bello può portare. Per esempio, se con lo stesso tempo produci 10 volte i contenuti (diciamo di meno se la utilizziamo come penso io), si può decidere di lavorare meno, meglio e guadagnare lo stesso. Non è quello a cui tutti stanno pensando dal covid in poi?
La sopravvivenza del web writer è data dalla capacità di uscire dalla banalità
Questa dovrebbe essere la vera rivoluzione, questo le Intelligenze Artificiali attualmente non potranno fare. Il signor Moser non ha detto che ha preso a sberle i propri autori, ha detto che usano copy.ai per ispirarsi e mettere a punto contenuti preziosi.
Google ci ha informati che nel 2023 darà più spazio ai contenuti dei Content Creator sulla SERP, che lavorerà per topic e non più solo per intenti di ricerca per permetterci di “porre domande con meno parole, o addirittura nessuna” che per noi SEO specialist sarà incredibile, dovremo finalmente usare il cervello e meno i tool, perché comunque del contenuto dovrà essere presente per essere trovati.
E attenzione: i contenuti proverranno, sempre più, da tutto il mondo scelti tra quelli più pertinenti possibili in altre lingue tradotte per noi.
Con questo panorama non più tanto all’orizzonte, si deve modificare velocemente il proprio operato per continuare ad essere web writer, si deve (e non uso il condizionale appositamente) andare oltre la mera descrizione della categoria di un ecommerce, della scheda prodotto o dell’articolo del blog affibbiato.
Essere web writer oggi vuol dire, per l’ennesima volta, sfruttare la propria EEAT, Esperienza Autorevolezza Affidabilità, dimostrando di conoscere quell’argomento talmente tanto da essere seguito da una community che leggerà il suo pezzo affezionandosi al Brand che lo ospita. Come?
- rivedendo il proprio modo di lavorare, non si scrive e basta per i clienti ma si scrive per se stessi su magazine e blog di settore;
- lavorando con agenzie che chiedono ai Brand di esporre il nome dell’author (ma sarà un caso che sono stati rinforzati proprio i microdata author da Google) o direttamente con Brand che hanno capito che tanta EAT dell’autore porta EAT pure a loro;
- scrivendo con strumenti come copy.ai per velocizzare il tempo da una parte e pensare a persuadere davvero dall’altra. E no, non è una marchetta non sono stata pagata per portarvi questa intelligenza artificiale alla luce e ce ne sono quante ne volete ormai in commerciale;
- studiando per ampliare la propria conoscenza della materia generando contenuti che portino ad avere una propria community senza pensare di farcela da soli, unendo le forze attorno a un topic.
Le Intelligenze Artificiali sono un supporto, ma i 5 sensi li abbiamo ancora noi, il racconto minuzioso delle sensazioni sta a noi, è a noi che punge la lana sul collo con il lupetto, è a noi che alcuni rossetti sulle labbra ci danno fastidio e ce li mangiamo e siamo sempre noi che sentiamo le farfalle allo stomaco quando ci innamoriamo.