Google cambia e ci chiede di seguirlo

Google cambia e ci chiede di seguirlo

Google cambia ma noi restiamo sempre antichi, che dite ci diamo dentro? Il weekend scorso l’ho passato a lavorare al mio intervento alla Masterclass del SEO&Love, per me è sempre la bellezza, perché metto ordine nel materiale già letto non sempre con troppa attenzione, navigo per cercare esempi fantasticosi e mi godo nuovi articoli che non avevo trovato, in precedenza, nel mio fidato feedly.

E così, ho ritrovato un dato che mi ero persa ma che mi aiuta sempre nel mio lavoro di ogni giorno: stimolare i nostri clienti a non continuare con la solita strada del web. Che poi ci riesca… eh, vorrei dire che è sempre così, ma direi una bugia e io sull’headline scrivo “onesta e sincera sempre“.

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Google ci dice praticamente che vive il suo anno provando e riprovando, testando e cambiando, studiando costantemente cosa ci piace, cosa ci viene più semplice, ciò che gradiamo di più e si misura con i suoi testi di qualità sulla ricerca.

È il motore di ricerca più usato al mondo, è strabiliante ciò che sa fare e come lo fa, è un esempio da seguire ed è sempre al passo con i tempi.

L’articolo del 28 settembre di Google “Search On 2022: Search and explore information in new ways” è una delle tante dimostrazioni di questa spasmodica ricerca della perfezione senza più frontiere. A breve potremo trovare risultati nell'”open web” che tradotto significa da qualsiasi fonte che non sia il sito web, senza dover digitare alcunché (già Google Lens risponde a 8 miliardi di domande ogni mese) e senza più preoccuparci di non conoscere il cinese. Potremo attingere dalle risorse di tutto il mondo, quelle migliori, quelle vere, quelle che raccontano sul serio ciò che abbiamo cercato. Potremo e, in parte, già avviene.

Ma noi che facciamo? Mi sono andata a spulciare, per le mie slide, mi diverto sempre a segnarlo, 134 ecommerce differenti italiani, da quelli dichiarati come i top di qualcosa a quelli che ancora devono crescere, pensando che abbiamo davvero un sacco di opportunità di miglioramento.

Se solo avessimo la voglia di prendere spunto dalla caparbietà e la costanza di Google di darci la miglior esperienza di ricerca possibile per portarsi a casa vagonate di soldi…

Per ogni ricerca, differenti contenuti da differenti fonti

“So we’re also making it easier to explore a subject by highlighting the most relevant and helpful information, including content from creators on the open web. For topics like cities, you may see visual stories and short videos from people who have visited, tips on how to explore the city, things to do, how to get there and other important aspects you might want to know about as you plan your travels”.

Già: stiamo semplificando la ricerca per farti esplorare le informazioni che ti sono più utili comprese quelle dei Content Creator nell’open web (che tradotto, sapete, non mi fa impazzire).

E i Content Creator? Alzi la mano chi di voi, nel suo sito web, ha dei guest post di Content Creator esperti del settore oppure ha pianificato una strategia di coinvolgimento serio e non quelle boiate (scusatemi il termine) di “ti pago con una carta d’acquisto di 70€ se mi fai una stories e un post su facebook“.

Perché sta finendo quell’era se vogliamo far bene le cose, se vogliamo pensare di acquisire traffico organico da più canali, che svolta sarebbe: non ce la faccio a prendermi il primo posto con il contenuto di una pagina del mio sito web? Top, lavoro ad una strategia di coinvolgimento di content creator che producono contenuti di tutti i tipi che parlino del mio prodotto e servizio e saranno loro a farmi il posizionamento al posto mio.

E per noi SEO specialist? A me viene da scappare un pelino, che stanchezza dover pensare di lavorare a una strategia che non riguarda più il mio luogo sicuro, l’on-site, ma che mi spingerà nell’open web. Ma poi, alla fine, lo facevo già, ho sempre rotto le scatole per lavorare con i canali di conversioni accanto al mio chiedendo di coordinarci, di trovare sinergie, di portare l’uno l’acqua al mulino dell’altro. E devo dire la verità, c’è un’azienda in particolare che ci sta lasciando carta bianca per questo tipo di lavoro (ma ne parliamo un’altra volta) ed è incredibile.

Addirittura content creator che vanno alle presentazioni di prodotti, li provano davvero, li fotografano, propongono il loro piano editoriale, si mettono in azione e fanno scintille.

Potremo fornire un qualsiasi dato della realtà a Google per ricevere una risposta

È quello che accada con il mio amato Google Lens e con le funzionalità che trovate da mobile sotto la stringa di ricerca nella app di Google.

Che bello ricordarci che la vita reale, fuori dal web è quella che conta davvero, che pure Google ce lo sta dicendo: riprendi quello che vedi, ti fornisco la risposta io e ti mostro nelle vicinanze anche chi te lo vende.

Ma, questo, implica di avere siti web che abbiamo foto e video da paura, e non quelle tristezze di modelle finte alle quali con photoshop cambiamo i vestiti come fossero i giornalini con gli attacca e stacca dei vestitini che mi compravano da piccina.

Significa anche avere dei negozi che si allineino ai nostri ecommerce o siti web che si voglia.

Significa pure che se un content creator avrà prodotto la foto più nitida della nostra, magari da più angolazioni, avrà la meglio sui nostri contenuti. E pure il nostro competitor, perché mica vendiamo tutti solo i nostri prodotti.

Ci si preoccupa della possibilità che la realtà stia tutta dentro il web, quando mai come oggi dovrebbe essere una continua contaminazione di online con offline, quell’onlife di cui si parla tanto ma, poi, alla fine costa troppo forse per realizzarlo.

Abbattiamo le barriere linguistiche per darti il miglior contenuto utile

Quanto tempo che lo dice Google ormai, MUM ormai più di due anni fa se non mi inganna la memoria, perché effettivamente ci sta: ma che ne può sapere un giapponese di come si cucinano gli spaghetti all’Amatriciana?

Per Google, giustamente, sarebbe meglio restituire il risultato del miglior cuoco di Amatrice e lasciare ai Giapponesi tanto altro da raccontarci. Sarebbe, perché continuiamo a creare articoli un tanto al chilo, quante volte mi avete sentito dirlo, frutto di velocità e di pagamento a post (non sono esente da questa pratica, è il mercato e io non sono nessuno per modificarlo stile Thanos con lo schiocco delle dita) e di web writer che sono abili navigatori di risorse ma che la mucca viola non sanno manco che cosa sia.

Lo so, sono critica, lievemente sarcastica e pure un po’ antipatica ma è solo per amor di web che mi sbatto tanto a parlarne “alla Giulia maniera” quella di quando la situazione me la sento addosso e la voglio assolutamente modificare.