eeat e intenti di ricerca

EEAT e Intenti di Ricerca

Quando penso al futuro della SEO, mi è chiaro che non sarà più sufficiente avere un sito ottimizzato per Google. La vera sfida sarà comprendere le persone, il loro linguaggio, i loro bisogni e, soprattutto, riuscire a guadagnare la loro fiducia.

Il mio lavoro, giorno dopo giorno, si concentra su un obiettivo: trasformare i brand in punti di riferimento affidabili per i loro utenti.

Ho avuto l’opportunità di poterne parlare con gli studenti dell’Università Bicocca di Milano, grazie al prof. Andrea Alemanno che ogni anno mi invita a parlare con loro per poter portare la mia visione della SEO e di chi lavora in questo settore.

In un mondo dove l’intelligenza artificiale sta prendendo piede, l’unico modo per distinguersi sarà essere autentici e costruire connessioni reali. Ma come si fa? La risposta sta nel padroneggiare concetti chiave come l’EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trust) e nel saper interpretare gli intenti di ricerca degli utenti.

EEAT: sinonimo di Brand Awareness per me

EEAT non è solo un acronimo: è il fondamento su cui si costruisce la qualità di un contenuto e, di conseguenza, la fiducia che possiamo guadagnare dagli utenti e da Google. Questo framework guida il mio approccio alla creazione di strategie SEO che siano non solo efficaci, ma anche etiche e orientate al valore reale.

1. Esperienza (Experience): ricchezza della prova diretta

Un contenuto può essere credibile se dimostra esperienza diretta. Pensate a una recensione di un prodotto: chi l’ha scritta ha realmente usato quell’oggetto? O ha semplicemente ricopiato informazioni da altre fonti? Google è sempre più bravo a riconoscere se dietro un articolo c’è un’esperienza vissuta.

Nella mia pratica, mi assicuro che i contenuti dimostrino questa autenticità. Ad esempio, se scrivo una guida su “Cosa vedere a Milano in 3 giorni“, attingo alle mie esperienze dirette o a quelle di persone fidate, trasmettendo consigli utili e reali. Ognuno di noi avrà un modo interessante di raccontare la propria esperienza, non potrà essere identico a quello di qualcun altro, sebbene sia più semplice scopiazzare, usare le AI per comporre l’articolo e velocizzare il processo. Google dice chiaramente che vuole impegno, vuole lavoro per creare un contenuto pensato per il pubblico e, certo, non dice che le AI non vadano utilizzate ma è il come che fa tutta la differenza del mondo.

2. Competenza (Expertise): valore della conoscenza approfondita

La competenza non è sempre sinonimo di titoli accademici. Una persona può essere un esperto riconosciuto senza avere certificazioni formali, come nel caso di artisti o creativi. Per esempio, Taylor Swift non ha bisogno di un diploma per dimostrare di essere una cantante affermata: la sua esperienza sul campo parla per lei.

Per noi che lavoriamo nella SEO, questo significa dimostrare il nostro know-how attraverso il valore dei risultati che otteniamo e l’efficacia delle strategie che proponiamo. Ogni contenuto deve dimostrare conoscenza pratica e applicata.

3. Autorevolezza (Authoritativeness): deve riconoscerla il pubblico

Essere autorevoli significa essere riconosciuti come esperti in un settore specifico. Questo non riguarda solo i contenuti, ma anche la percezione che il pubblico ha di un brand o di una persona. L’autorevolezza si costruisce con:

  • Brand Awareness: le persone cercano il tuo nome su Google? Ti citano nei loro contenuti?
  • Backlink di qualità: i collegamenti da altri siti autorevoli sono uno dei segnali più forti per Google.
  • Contenuti tematici solidi: il tuo sito è una risorsa indispensabile per un argomento specifico? Se sì, Google te ne darà merito.

Nel mio lavoro, dedico molta attenzione a costruire questa autorevolezza, sia per me che per i brand con cui collaboro. È un processo che richiede tempo, ma i risultati sono straordinari.

4. Fiducia (Trust): per la SEO è fondamentale

Senza fiducia, ogni sforzo è vano. Per Google, la fiducia si traduce in diversi aspetti:

  • Sicurezza nei Pagamenti per gli e-commerce.
  • Trasparenza nelle Recensioni, che devono aiutare gli utenti a prendere decisioni informate.
  • Precisione nei Contenuti YMYL (Your Money or Your Life): le pagine che trattano argomenti sensibili, come salute e finanza, devono essere impeccabili.
  • Post sui social media: vengono presi in considerazione e devono intrattenere il pubblico con contenuti che non causino danni, che indirizzino all’informazione migliore e siano pensati per rendersi sempre più affidabili.

Personalmente, cerco sempre di garantire che ogni elemento di un progetto SEO sia orientato alla costruzione di fiducia. La credibilità non si improvvisa, ma si guadagna con coerenza e qualità.

Intenti di Ricerca: il cuore di ogni strategia SEO

Un altro pilastro fondamentale della mia filosofia SEO è comprendere gli intenti di ricerca degli utenti. Ogni query su Google nasconde un bisogno, una domanda, un desiderio. Saperli interpretare correttamente è la chiave per creare contenuti che rispondano esattamente a ciò che l’utente sta cercando.

  1. Informativo: L’utente vuole sapere qualcosa.
    • Esempio: “Come si fa la pizza in casa?”
    • Strategia: Creare guide dettagliate e risorse facili da leggere, magari arricchite con video o infografiche.
  2. Navigazionale: L’utente vuole trovare una pagina specifica.
    • Esempio: “Netflix login”
    • Strategia: Garantire che il tuo sito sia ben ottimizzato per apparire in cima con il nome del brand.
  3. Transazionale: L’utente vuole compiere un’azione, come acquistare un prodotto o scaricare un file.
    • Esempio: “Compra scarpe Nike online”
    • Strategia: Ottimizzare le pagine di prodotto, con call-to-action chiare e un processo di acquisto fluido.
  4. Commerciale: L’utente sta valutando alternative prima di prendere una decisione.
    • Esempio: “Migliori smartphone sotto i 500 euro”
    • Strategia: Creare contenuti comparativi e recensioni oneste che aiutino gli utenti a decidere.

Per me, analizzare gli intenti di ricerca significa andare oltre le parole chiave e capire il perché dietro ogni query. Qual è il problema che l’utente sta cercando di risolvere? Quali sono le sue paure, i suoi desideri, le sue speranze? Ogni contenuto che creo è pensato per rispondere a queste domande.

EEAT e intenti di ricerca: come svilupparli?

Integrare EEAT e l’analisi degli intenti di ricerca non è un processo rapido, ma i risultati ripagano ogni sforzo. Ecco come lo faccio:

  1. Ricerca e analisi: utilizzo strumenti come Google Trends e SEOZoom per capire cosa cercano gli utenti e come e non mi limito a questo, verifico da Google Search Console cosa già è ben identificato nel sito e generare impression e clic al fine di costruire nuovi contenuti che approfondiscano un interesse già maturo. È fondamentale pensare che ogni contenuto è adatto ai vari touch point del customer journey e deve essere presente nel nostro sito web.
  2. Creazione di contenuti autentici: ogni articolo, guida o recensione è basato su esperienze dirette e competenze reali. Per farlo, grazie alle AI, ora diventa sempre più semplice, con un’intervista ben impostata alle persone che conoscono bene l’argomento, è possibile creare facilmente contenuto in pochi minuti. Ci sono sempre più tool che permettono di sbobinare, sintetizzare, approfondire un’intervista vocale e ci sono altrettanti contenuti che permettono di tagliare le video interviste e montare brevi video, per esempio gli highlight, da poter aggiungere al nostro contenuto donando un tocco di autenticità senza fine.
  3. Costruzione dell’autorevolezza: lavoro per ottenere backlink di qualità e posizionarmi come una figura di riferimento nel mio settore attraverso l’uso dei canali social che più sono importanti per l’argomento che si tratta. Nel mio caso, per esempio, è su LinkedIn che racconto la mia esperienza, che coltivo la mia autorevolezza e che stringo attorno a me le persone, perché siano community e non solo fruitori di contenuti. L’autorevolezza è qualcosa che ci viene riconosciuta dagli altri, con il tempo, con i contenuti autentici e con l’esperienza diretta nei nostri confronti.
  4. Ottimizzazione continua: monitoro costantemente i risultati e adatto le strategie in base ai dati che raccolgo in primis dalle nostre case digitali, i siti web, e poi attraverso l’ascolto della community e della realtà, perché ciò che accade offline diventa sempre parte della nostra comunicazione online.

Nel mio lavoro, vedo la SEO come un ponte tra le persone e i loro bisogni. Applicare i principi di EEAT e interpretare correttamente gli intenti di ricerca mi permette di costruire strategie che non solo funzionano, ma che creano valore reale.

Non dobbiamo dimenticare che la SERP sta cambiando e che, probabilmente, ciò che abbiamo visto finora non sarà più lo stesso. Dobbiamo rivoluzionare il nostro pensiero vedendo ciò che già ora sta accadendo nei Country in cui Google AI Overviews insiste, modificando completamente il proprio funzionamento. Infatti, dalla letteratura americana, arrivano nuove indicazioni sul funzionamento del sistema di ranking: persone, fiducia, realtà saranno le nostre nuove sfide.

Persone: chi si occuperà di SEO nei prossimi anni dovrà pensare assolutamente alle persone: cosa vogliono, come lo vogliono leggere, perché chiedono informazioni, che bisogno hanno.

Fiducia: non sarà solo una questione di bravura nell’avere un sito web a prova di Google. No, chi fa SEO deve convincere i Brand a lavorare per diventare i brand di fiducia delle persone.

Realtà: in un mondo in cui le AI fanno tutto, ciò che conterà sarà TO BE REAL. Chi fa SEO dovrà essere conscio che, se il Brand non dimostra di essere reale e vicino, non riuscirà del tutto.

Il mio consiglio? Puntate sempre sulla qualità, sull’autenticità e sulla fiducia. Sono questi i veri fattori che faranno la differenza, oggi e nel futuro. Da sempre Google ci chiede di pensare a “creare contenuti utili, affidabili e pensati per le persone” ed è a questo che dobbiamo assolutamente pensare, impegnarci e crederci.

Abbiamo il compito di supportare i nostri Brand nell’acquisire EEAT attraverso lo studio continuo degli intenti di ricerca, senza però dimenticare che non lavoriamo a compartimenti stagni, dobbiamo capire come il pubblico si interfaccia ai Brand, quali content creator seguono e perché quando devono pensare a un acquisto, che domande si pongono e come comunicano tra loro rispetto al Brand. Serve creare community attorno al Brand che seguiamo rendendoci non solo utili ma insostituibili. È veramente una nuova era per la SEO, che si spinge ben oltre la pagina di ricerca e sconfina nella realtà, si avvicina sempre più agli altri canali di conversione, valuta le dinamiche che si instaurano tra il Brand e il pubblico. Non dimentichiamoci, infatti, che già ora nella pagina di ricerca non abbiamo solo risultati legati al nostro sito web ma, anche, risultati social e forum e piattaforme di scambio come Quora o Reddit. Il cambiamento è sempre un’opportunità, sta a noi che ci occupiamo di SEO la capacità di coglierla.