Come funziona Google SGE?

Come funziona Google SGE?

Oggi prendo in prestito un articolo molto interessante di Search Engine Journal, che dovrebbe essere letto da grandi e piccini tanto è bello, per darvi qualche spunto di quello che potrà essere il futuro del web (quanto meno per il mio mondo) e di quello che potrebbe accadere una volta iniziata una ricerca in Google.

1. La SEO non muore nemmeno stavolta

La SEO non muore nemmeno stavolta, ma di sicuro si evolve, anche solo perché i risultati di ricerca saranno misti e pescati da luoghi diversi dal nostro sito web. Una parte della pagina di ricerca è occupata dalle AI, la parte inferiore è sempre quella che già conosciamo.

Google Search Generative Experience, risultati dell'AI per una query informativa

Mi chiedo anche se, per pigrizia, leggeranno solamente la parte di testo estrapolata dai contenuti web che l’AI ha riportato o se, finalmente, eviteremo di essere approssimativi e mediocri e ci spingeremo ad informarci con passione.

Per i contenuti: possiamo pure darli in pasto alle AI che sostituiranno al 100% (statistiche varie dell’ultimo periodo, per ora valide per nulla) il lavoro del web writer ma bisognerà che qualcuno si preoccupi di controllarli bene, farli diventare unici e poi condividerli in ogni dove e in ogni formato. I Content Manager mi sento di dire che, per ora, ci servono tanto ancora.

Visto il tempo che potremo risparmiare, mi auguro che si utilizzi la testa per lavorare a strategie migliori e analisi dei dati, formando il team per essere super wow, senza la solita fretta.

2. Forse daremo il giusto peso ai prodotti?

Abbiamo abituato chi compra alle informazioni più incomplete e tristi dell’universo, buttate lì, per i nostri prodotti. Ci si deve comprare un vestito guardando un’immagine sgranata, dimensione francobollo in cui, grasso che cola, se si capisce di cosa è fatto.

Siamo così tranquilli perché “tanto la gente compra” che non pensiamo nemmeno per un secondo a come stiamo vendendo male e che potremmo sicuramente vendere meglio e di più.

Motivo? Le schede prodotto costano.

Risposta: Ok, vero, c’è pure la possibilità di scegliere un set di prodotti cruciali per il nostro business sui quali focalizzarci no?

Chissà che con questa nuova SERP si abbia lo stimolo a investire in layout, UX e contenuto degno di nota perché, quello che vi mostro qua sotto, è decisamente tanto bel contenuto per ogni risultato. L’AI ci suggerisce pure cosa verificare prima di acquistare.

Certo, Google SGE in Italia non esiste ancora ma è il caso di avere chiaro cosa sta accadendo: la pagina di ricerca cambia alla grandissima. La fluidità tra contenuti testuali, video e immagini sarà tale per cui, per essere primi non basterà immettere nel web contenuti mediocri SEO oriented perché quello che accadrà sarà:

  1. vedo qualcosa che mi garba;
  2. clicco l’icona che mi dice di inquadrare qualcosa così Google mi ricerca l’immagine e mi dice cos’è, dove lo compro e a quanto. Le ultime statistiche raccontano che Google Lens viene usato oltre 10 miliardi di volte al mese;
  3. leggo contenuto pertinente subito, senza dover vedere un lungo “spataffio” di risultati, quelli li vedo subito dopo il miglior contenuto.

Per cui, se tanto mi dà tanto, e questo messaggio è rivolto a chi cura l’ecommerce, serve pensare:

  • shooting fotografico particolareggiato dei prodotti;
  • scheda prodotto che parli davvero, priamo Amazon come punto di riferimento per migliorare la pagina;
  • articoli per spiegare l’uso del prodotto ma please usiamo ChatGPT con l’intelligenza emotiva di cui siamo dotati e quella artificiale no, che da quando ci hanno dato il giochino, leggo contenuti sempre peggiori;
  • io, per non sapere né leggere né scrivere, un video YouTube Shorts [avete presente quei microvideo che ci becchiamo su YouTube con il content creator di turno? Ecco quello] da aggiungere alla scheda prodotto e all’articolo, lo penserei.

Del resto, vendere è sempre più complesso, ma se ci facessimo tutti una giornata da commesse/i in negozio ci accorgeremmo che lo è sempre stato, è che ci siamo abituati troppo bene a sparare nel mucchio. Il mucchio, però, nel frattempo, vuole tornare ad essere speciale, vuole essere conquistato, vuole davvero le informazioni. E Google ci sta provando, non facciamoci trovare impreparati.

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A tal proposito, ieri parlavo con Chiara Taddei [Apro parentesi: con la quale stiamo collaborando a un bellissimo progetto e che apprezzo veramente tanto, grande testa, una vera rompiballe pignola, per me una delle skill più importanti di una persona, molto stimolante e sempre pronta al confronto], proprio di schede prodotto per poter utilizzare le AI al fine di avere contenuti persuasivi su layout già molto interessante.

È possibile, è il caso di pensarci, e anche qui: AI non è lavoro di meno, produco c…a. AI è lavoro meglio e mi concentro sulla cioccolata.

E, attenzione, da mobile, prima di incontrare la vecchia cara SERP, ce ne passano di scroll.

Google Search Generative Experience intento di ricerca transazionale

3. I blog non sono morti nemmeno loro, basta terrorismo

Qualche giorno fa mi è stato girato il post di un simpatico collega che diceva più o meno “Blogger con le mani ciao ciao” proprio in merito a Google SGE. Ora, non ho il bene di avere la palla magica, leggere il futuro nei fondi di caffè e vedere quanto vivrò dalla mano, ma vedendo la parte AI di Google Search, a me pare tutto vivissimo.

Se vogliamo possiamo dire che i blogger che hanno sempre lavorato un tanto al chilo, distribuendo contenuti patchwork di qualcun altro, senza spendere del tempo a produrre il proprio contenuto come si deve, avranno delle difficoltà. Ma pure evviva!

Most AI-powered overviews included information from three to five publisher websites instead of the official website or social profiles for the topic at hand. While this could help increase traffic for publishers, it may decrease traffic for brand-owned properties“. [Kristi Hines, SEJ no Tony Bueghin di Camposampiero].

Che poi, a buon senso, ma perché Google dovrebbe far fuori le proprie fonti di reddito aka “i nostri contenuti”?

Boh… magari io sono sempre la solita Biancaneve Credulona.

In conclusione

Quello che vedo e leggo nell’ultimo periodo, in merito alla nuova Search e allo sviluppo delle AI è che, come sempre, c’è il bene e il male. Io sono sempre stata del team Yoda, al punto che sul mio polso sinistro mi sono tatuata una frase che mi ricorda quando il futuro sia incerto.

Nel team Yoda si pensa che:

  • SEO non sarà più solo sito web (cosa che per non è così da anni, ma che fatica farlo capire) ma la somma di fattori indiretti che, finora, abbiamo sempre preso poco in considerazione;
  • CONTENT non sarà scrivere un contenuto ma produrre video, podcast, immagini e suggestioni del nostro prodotto e servizio;
  • avere un BRAND riconosciuto, significa avere BRAND AMBASSADOR interni ed esterni che si avvicinano agli altri esseri umani per creare community e fidelizzare agli acquisiti;
  • portare RISULTATI non sarà facile per nulla, speriamo le AI ci liberino tempo di qualità per pensare bene, incrocio perché il popolo del webbe non la trovi la solita leva di mercato a ribasso e che il potenziale cliente si metta l’anima in pace, non è per tutti da anni, ora lo è ancora meno.

Si tratta di creare affidabilità per gli utenti, è così che Lily Ray, una delle più interessanti esperte di SEO che seguo con grande interesse su Twitter, ha raccontato GoogleSGE.

La pagina di ricerca di Google diventa sempre più bella, bella perché sembrerebbe premiare chi lavora sul serio bene, chi ha cura del proprio pubblico, chi investe per ottenere. Sono anni che sostengo che sia inutile pensare di avere un business solido basato sul traffico organico, se non si lavora di concerto sul posizionamento di Brand, sull’originalità del contenuto (scritto, video, social), sulla cura di chi viene ad acquistare o a curiosare (newsletter).

L’Intelligenza artificiale nei risultati di ricerca di Google a me piace da impazzire. Continuo a pensare a come dovremo supportare i clienti per gestire questo cambiamento incredibile.