Per fare bene SEO bisogna avere cultura trasversale

Per fare bene SEO bisogna avere cultura trasversale

Non è una mia frase ma quella di un Responsabile Marketing con cui collaboro e che vuole far credere di non saperne di SEO e, invece, è proprio una sua passione.
Ieri sera l’ho ripetuta a Nicole Mottin, la nostra apprendista soprannominata #pupadicasa (aspettiamo diventi farfalla), mentre si lavorava al file di redirect per il nuovo restyling de LeROSA.

Nicole aveva deciso di mettermi la metà dei contenuti in 410, insomma voleva farli sparire, aveva lavorato secondo regole classiche, non era riuscita a carpire il mio insegnamento sulla lungimiranza e la necessità di tenere tutti quegli articoli che sarebbero serviti anche per gli altri canali di conversione perché interessanti, al passo con i tempi e di probabile tendenza. Per inesperienza, non certo per superficialità.

Ha 26 anni, è una persona curiosa, si impegna molto, e proprio perché è così giovane manca quell’attitudine che, secondo me, e non sono la sola, serve per gestire un progetto seo: cultura trasversale.

Per cui cari SEO padawan, abbiate curiosità del mondo, leggete un giornale al giorno, ascoltate un telegiornale, visitate un museo al mese almeno, andate al cinema, leggete un libro che non sia legato al digital, sappiate innamorarvi del mondo e della sua cultura.

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E quando vi trovate di fronte a un nuovo sito su cui lavorare, non partire in quarta, cercate tutte le informazioni possibili non sul web, fuori, cercatele fuori. Non avete idea di quante volte sono andata a cercarmi giornali di settore, libri che parlassero di quell’argomento, mostre, fiere e congressi.

Certo, viene da pensare che il lavoro si fa in 8 ore alla scrivania, se è così, cambiatelo, non è il lavoro che fa per voi. Perché fare SEO significa avere il privilegio di acquisire cultura, ogni sito web un nuovo insegnamento, ed è il mondo reale quello che raccontiamo.

Lasciatevelo dire dai canuti, come me che sono bionda ma sotto tutta bianca e quel responsabile marketing che riesce a parlare di cultura trasversale di fronte a un GSheet pieno zeppo di informazioni che sembrano fredde.